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Reato di omesso versamento dei
contributi: elementi costitutivi
Corte di Cassazione, sentenza n.
1439 del 15 gennaio 2018
La
Corte di Cassazione, con sentenza n. 1439 del 15 gennaio 2018, ha
precisato che la sola presentazione telematica del Modello 770 non
è sufficiente a far sì che si configuri il reato
di
omesso versamento delle ritenute previdenziali e dei contributi.
Occorre, infatti, anche la prova che le retribuzioni siano state
effettivamente corrisposte ai lavoratori.
La Corte ha enunciato nella sentenza i seguenti principi:
a) il modello 770 e la certificazione rilasciata ai sostituti sono
documenti disciplinati da fonti normative distinte, rispondono a
finalità non coincidenti, e non devono essere consegnati o
presentati contestualmente;
b) da nessuna casella o dichiarazione contenuta nei modelli 770 emerge
che il sostituto attesti (sia pure indirettamente o implicitamente) di
avere rilasciato ai sostituiti le relative certificazioni;
c) la valenza indiziaria della sola presentazione del modello 770, ai
fini della prova del rilascio delle certificazioni è
implicitamente, e indiscutibilmente, esclusa dal legislatore, che
altrimenti avrebbe molto più semplicemente punito con la
sanzione penale l’omesso versamento (oltre una certa soglia)
di
ritenute risultanti dal modello 770 e non già di ritenute
risultanti dalle certificazioni rilasciate ai sostituiti.
Contributi di
previdenza complementare per i bancari: trattamento fiscale
Corte di Cassazione, ordinanza
del 4 gennaio 2018 n. 124
La
Corte di Cassazione, con ordinanza n. 124 del 4 gennaio 2018, si
è pronunciata in merito alla legittimità di un
rimborso
IRPEF richiesto da un dipendente bancario sull'assunto della non
imponibilità dei propri contributi al fondo aziendale di
previdenza complementare.
L'imponibile delle prestazioni erogate dai fondi di previdenza
complementare per il personale degli istituti bancari include anche i
contributi versati dal dipendente, attesa la loro natura facoltativa,
essendo fiscalmente esenti a norma dell'art. 48 TUIR vigente ratione
temporis soltanto i contributi previdenziali obbligatori, quelli
versati cioè «in ottemperanza a disposizioni di
legge.
Licenziamento per uso congedo
parentale per svolgere un diverso lavoro
Corte di Cassazione, sentenza n.
509 dell’11 gennaio 2018
La
Corte di Cassazione, con sentenza n. 509 dell’11 gennaio
2018, ha
dichiarato legittimo il licenziamento del dipendente che utilizza il
congedo parentale per svolgere un’altra attività
lavorativa, invece che occuparsi dell’assistenza del figlio
disabile.
E’ stato ribadito il principio secondo cui non è
consentito l’uso del congedo per esigenze diverse
dall’assistenza al disabile. In caso contrario si configura
un
abuso per sviamento della funzione propria del diritto, idoneo a essere
valutato dal giudice ai fini del licenziamento.
Non rileva a riguardo il fatto che lo svolgimento di tale
attività contribuisce ad una migliore organizzazione della
famiglia.
Demansionamento ed
onere probatorio
Corte di Cassazione, sentenza n.
82 del 4 gennaio 2018
La
Corte di Cassazione, con sentenza n. 82 del 4 gennaio 2018, ha
confermato i principi in materia di onere probatorio nelle cause di
demansionamento.
In giudizio le prove devono essere prodotte dal lavoratore e il
raggiungimento delle stesse può avvenire anche attraverso
presunzioni semplici e massime di comune esperienza, quali ad esempio
la lunga durata della dequalificazione, la richiesta reiterata al
datore finalizzata ad una revisione o il fatto che il disagio del
dipendente fosse conosciuto nell’ambiente di lavoro.
Beneficio amianto
anche per i lavoratori incentivati all’esodo
Corte di Cassazione, sentenza n.
216 dell’8 gennaio2018
La
Corte di Cassazione ha stabilito che i lavoratori incentivati
all’esodo hanno comunque diritto ad essere informati della
possibilità di accedere al “beneficio
amianto”
previsto dalle norme vigenti a fini contributivi, anche se il
superamento delle soglie che legittimano tale diritto è
stato
certificato dopo l’interruzione del rapporto.
Di conseguenza, i giudici della Corte Suprema hanno stabilito che i
lavoratori non informati di tale possibilità hanno diritto
al
risarcimento del danno.
Datore di lavoro
che paga i contributi omessi durante il giudizio
Corte di Cassazione sentenza n.
1457 del 15 gennaio 2018
La
Corte di Cassazione, con sentenza n. 1457 del 15 gennaio 2018, si
è pronunciata in merito alla punibilità della
condotta di
un datore di lavoro che ha omesso il versamento delle ritenute
previdenziali sugli stipendi dei dipendenti, ma le ha versate
successivamente durante il giudizio.
Tale condotta non è punibile a condizione che il pagamento sia
avvenuto prima dell’entrata in vigore della riforma (D.Lgs n.
8/2016), che ha depenalizzato le omissioni dei versamenti sotto la
soglia dei 10mila euro annui.
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