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Prestazione
attività esterna del dipendente in malattia
Corte di Cassazione, Sezione
Lavoro, n. 11702 del 17 giugno 2020
La
Corte di Cassazione, con sentenza del 17 giugno 2020, n. 11702, si
è pronunciata in tema di licenziamento del lavoratore che ha
prestato attività lavorativa esterna durante la malattia.
Alla condotta in esame è stato riconosciuto rilievo
disciplinare non solo nell’ipotesi di simulazione della
malattia ma anche nell’ipotesi in cui la ripresa lavorativa
del lavoratore ammalato sia anche solo messa in pericolo dal
comportamento imprudente dello stesso da valutarsi con giudizio ex ante
(Cass. 29/11/2012, n. 21253; Cass. 01/07/2005 n. 14046).
Nel caso di specie il licenziamento è stato ritenuto nullo
in quanto le ragioni di salute alla base dell’assenza dal
servizio non sono risultate simulate e la condotta addebitata, pur
sussistente, non presenta profili di illiceità in quanto non
pregiudica il rientro in servizio.
Indennità
di trasferta per addetti ai cantieri: trattamento fiscale
Corte di Cassazione, n. 14047 del 7 luglio 2020
La
Corte di Cassazione, con sentenza del 7 luglio 2020, n. 14047, si
è pronunciata in merito
all’imponibilità delle indennità di
trasferta erogate dal datore di lavoro ai dipendenti addetti a cantieri
che svolgono attività di manutenzione e ristrutturazione
presso aziende clienti con sedi in varie località.
In particolare, la Suprema Corte ha ritenuto dette indennità
parzialmente imponibili, in quanto rientrano nel concetto di
retribuzione non solo gli emolumenti corrisposti in funzione
dell’esercizio dell’attività lavorativa,
ma anche tutti gli importi che, pur senza trovare riscontro in una
precisa prestazione lavorativa, costituiscono adempimento di
obbligazioni pecuniarie imposte al datore di lavoro da leggi o da
convenzioni. In particolare, per quanto riguarda la prestazione
lavorativa in situazione di trasferta, essa comporta un maggior
disagio, che deve essere appositamente compensato, sicché la
relativa indennità generalmente ha una duplice funzione,
risarcitoria o meglio restitutoria delle maggiori spese sopportate
nell’interesse del datore di lavoro, e retributiva del
maggior disagio e tale principio va applicato ai dipendenti in
questione.
Sanzione
penale e provvedimento disciplinare
Corte di Cassazione, sentenza n. 15228 del 16 luglio 2020
La
Corte di Cassazione, con sentenza 16 luglio 2020, n. 15228, afferma
che, in tema di licenziamento, qualora il datore di lavoro abbia
esercitato validamente il potere disciplinare nei confronti del
prestatore di lavoro in relazione a determinati fatti, complessivamente
considerati, non può esercitare, una seconda volta, per
quegli stessi fatti, singolarmente considerati, detto potere, anche se
è sopraggiunta una sanzione penale.
Divieto
di discriminazioni in base al genere sessuale: attenuazione
dell’onere probatorio
Corte di Cassazione, sentenza n. 11530 del 15 giugno 2020
La
Cassazione Civile, Sezione Lavoro, con sentenza 15 giugno 2020, n.
11530, si pronuncia sul tema della ripartizione dell’onere
probatorio nelle cause aventi ad oggetto discriminazioni di genere dei
lavoratori da parte del datore.
L’articolo 40, D.Lgs. 198/2006, non stabilisce
un’inversione dell’onere probatorio, ma solo
un’attenuazione del regime probatorio ordinario, prevedendo a
carico del soggetto convenuto l’onere di fornire la prova
dell’inesistenza della discriminazione. Ciò,
tuttavia, solo dopo che il ricorrente abbia fornito al giudice elementi
di fatto, desunti anche da dati di carattere statistico, relativi ai
comportamenti discriminatori lamentati, purché idonei a
fondare, in termini precisi e concordanti, anche se non gravi, la
presunzione dell’esistenza di atti, patti o comportamenti
discriminatori in ragione del sesso.
Malattia
e verifiche tramite investigatori
Cassazione Civile, ordinanza n. 11697 del 17 giugno 2020
La
Cassazione Civile, con ordinanza del 17 giugno 2020, n. 11697, ha
confermato la possibilità per il datore di lavoro di
procedere, al di fuori delle verifiche di tipo sanitario, ad
accertamenti di circostanze di fatto atte a dimostrare
l’insussistenza della malattia o la non idoneità
di quest’ultima a determinare uno stato
d’incapacità lavorativa e, quindi, a giustificare
l’assenza. Ciò anche tramite il ricorso ad
investigatori.
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