Rifiuto della prestazione per motivi di salute: illegittimità
Corte di Cassazione, sentenza n. 22677 del 25 settembre 2018

La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con sentenza 25 settembre 2018, n. 22677, ha confermato un principio consolidato in giurisprudenza secondo cui il lavoratore adibito a mansioni che  ritenga incompatibili con il proprio stato di salute può chiedere la destinazione a compiti più adeguati.
Non può, invece, senza avallo giudiziario, rifiutare l’esecuzione della prestazione, potendo invocare l’art. 1460 cod. civ. solo se l’inadempimento del datore di lavoro sia totale ovvero sia talmente grave da pregiudicare irrimediabilmente le esigenze vitali del lavoratore. 

Calo degli utili: legittimo il licenziamento del dipendente malato

Corte di Cassazione, sentenza n. 23338 del 27 settembre 2018

La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con sentenza 27 settembre 2018, n. 23338, si è pronunciata in merito alla legittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo per calo degli utili di un dipendente gravemente malato, negandone la natura discriminatoria.
In presenza della causa giustificativa del licenziamento che ha determinato la soppressione del posto per calo di lavoro e per diminuzione dei guadagni il recesso è giustificato anche se il dipendente è gravemente malato.
In tali ipotesi, inoltre, non può configurarsi discriminazione in assenza di una prova sul nesso causale tra recesso e fattore di discriminazione, ovvero escludendo la valenza significativa degli eventi morbosi ai fini della natura discriminatoria del recesso.

Danno non patrimoniale al coniuge se l’infortunio impedisce normali rapporti sessuali
Corte di Cassazione, sentenza n. 22690 del 25 settembre 2018

La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con sentenza 25 settembre 2018, n. 22690, si è pronunciata in merito alla spettanza di un risarcimento del danno al coniuge di un parente rimasto infortunato dopo un infortunio sul lavoro nella misura in cui i pregiudizi non riguardano la mera sfera interiore, ma riguardano l’impossibilità di avere normali rapporti sessuali.
Una domanda in tal senso, ad avviso della Corte, è fondata e la quantificazione del danno deve avvenire in via equitativa, tenendo conto dell’età dei coniugi, della mancanza di figli, della dedizione della moglie al marito per gli anni di infermità e della durata del matrimonio.

Infortunio in itinere: risarcibile solo se l’auto propria è una necessità
Corte di Cassazione, sentenza n. 22670 del 25 settembre 2018

La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con sentenza 25 settembre 2018, n. 22670, ha statuito in materia di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che l’infortunio “in itinere” non può essere ravvisato in caso di incidente stradale subito dal lavoratore che si sia spostato con il proprio automezzo se l’uso del veicolo privato non rappresenta una necessità, in assenza di soluzioni alternative, ma una libera scelta del lavoratore.
Il mezzo di trasporto pubblico costituisce, infatti, lo strumento normale per la mobilità delle persone e comporta il grado minimo di esposizione al rischio della strada.


Nozione di ramo d’azienda: criteri di individuazione
Corte di Cassazione, sentenza n. 21264 del 28 agosto 2018 

La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con sentenza 28 agosto 2018, n. 21264, ha statuito sulla nozione di ramo d’azienda autonomo, ai fini dell’applicazione della disciplina del trasferimento d’azienda.
L’autonomia del ramo ceduto può sussistere anche in presenza di una struttura dematerializzata o leggera costituita in prevalenza da rapporti di lavoro organizzati, in modo idoneo, anche potenzialmente, allo svolgimento di una attività economica. Tuttavia, affinché ciò si realizzi, è necessario che i lavoratori ceduti costituiscano un gruppo coeso per professionalità, con precisi legami organizzativi preesistenti alla cessione e specifico Know-how tali da individuarli come una struttura unitaria funzionalmente idonea e non come una sommatoria di dipendenti.
L’onere della prova sulla circostanza che i lavoratori ceduti facciano parte della struttura oggetto del trasferimento è posto a carico della società. Invero incombe su chi intende avvalersi degli effetti previsti dall’art. 2112 cc, che derogano al principio del necessario consenso del contraente ceduto ex art. 1406 cc, fornire la prova dell’esistenza dei relativi requisiti di operatività.