Licenziamento collettivo e criterio di scelta discriminatorio
Corte di Cassazione, sentenza n. 32876 del 19 dicembre 2018

La Corte di Cassazione, con sentenza 19 dicembre 2018, n. 32876, ha dichiarato la discriminatorietà del licenziamento intimato in una procedura di riduzione del personale ex lege 223/1991, nel quale si è scelto, quale criterio quasi esclusivo di scelta dei lavoratori da licenziare, la disponibilità o meno di questi ultimi ad accettare una turnazione per fasce orarie.
La Corte, nel confermare che – in linea teorica  - è legittimo (legge nr. 223 del 1991, art. 5, comma 1) attribuire notevole diversità di punteggio ai diversi criteri con una rilevanza di quello organizzativo, precisa che detta scelta non deve sottendere intenti elusivi e discriminatori. Nella fattispecie di causa il criterio adottato rispondeva ad un intento discriminatorio nei confronti dei lavoratori che per gravi motivi, personali o familiari, non potevano aderire alla turnazione, come confermato dagli effetti del sistema di selezione che aveva condotto al mantenimento in servizio di coloro che avevano aderito alla turnazione ed all’esclusione di quanti, invece, l’avevano rifiutata.  

Dequalificazione e determinazione del danno

Corte di Cassazione, sentenza n. 31754 del 7 dicembre 2018

La Corte di  Cassazione, con sentenza 7 dicembre 2018, n. 31754, si pronuncia in merito ai criteri di quantificazione da seguire in ipotesi di danno da dequalificazione.
Si precisa che il giudice del merito può desumere l’esistenza del relativo danno patrimoniale dalle prove fornite (il cui onere di allegazione incombe sul lavoratore) determinandone l’entità in via equitativa. Tale determinazione tiene conto della qualità e quantità dell’esperienza lavorativa pregressa, del tipo di professionalità colpita, della durata del demansionamento, dell’esito finale della dequalificazione e delle altre circostanze del caso concreto. 

Pignoramento di stipendi: effetti dell’omessa notifica al debitore
Tribunale di Roma, sentenza del 5 dicembre 2018

Il Tribunale ordinario di Roma, con sentenza del 5 dicembre 2018, ha confermato che va sospesa l’esecuzione in ipotesi di mancata notifica del pignoramento presso terzi al debitore.
Le norme processuali impongono di notificare l’atto di pignoramento presso terzi anche al debitore e, in difetto di notifica dell’atto di pignoramento al debitore, non si verifica l’effetto proprio del pignoramento, ossia di vincolare i beni o i crediti pignorati alla soddisfazione del credito vantato dal procedente. A ciò si aggiunga che la necessità che l’esecutato abbia conoscenza dell’inizio dell’esecuzione forzata promossa nei suoi confronti costituisce il presupposto affinché egli possa esercitare il diritto di difesa e sollevare le contestazioni consentite.
In difetto della richiamata notifica è possibile disporre la sospensione dell’esecuzione.

Auto in uso ai dipendenti: deducibilità del costo
Corte di Cassazione, sentenza n. 874 del 16 gennaio 2019

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 874 del 16 gennaio 2019, ha confermato la deducibilità dei costi relativi alle auto date in uso ai dipendenti.
Detti costi, infatti, essendo correlati all'attività d'impresa presentano il requisito dell’inerenza e, come previsto dalla legge (art. 121 bis, comma 1, lett. a, n. 2), sono totalmente deducibili. Ricade sul contribuente l’onere di provare che le auto venivano date in uso ai dipendenti.


Cartella di pagamento: nulla senza il nome del responsabile del procedimento
Corte di Cassazione, sentenza n. 33565 del 28 dicembre 2018 

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 66565 del 28 dicembre 2018, si è pronunciata in merito all’obbligo di indicare il nome del responsabile del procedimento nella cartella di pagamento, confermando la nullità del provvedimento privo di tale requisito.
Detto obbligo imposto ai concessionari, lungi dall’essere un inutile adempimento, ha lo scopo di assicurare la trasparenza dell’azione amministrativa, la piena informazione del cittadino (anche ai fini di eventuali azioni nei confronti del responsabile) e la garanzia del diritto di difesa.

Somministrazione illecita di manodopera e legittimazione attiva dell’INPS
Corte di Cassazione, ordinanza n. 270 del 9 gennaio 2019

Con ordinanza n. 270 del gennaio 2019 la Corte di Cassazione si pronuncia in merito alla legittimazione attiva in capo all'INPS, in ipotesi di somministrazione illecita di manodopera.
La pronuncia conferma detta legittimazione essendo l’istituto titolato ad ottenere i contributi dovuti in relazione ai rapporti di lavoro subordinati intervenuti con il datore di lavoro reale.