Licenziamento giusta causa e valore probatorio delle email
Corte di Cassazione, sentenza 15 marzo 2018 n. 6425

La Corte di Cassazione, con sentenza del 15 marzo 2018 n. 6425, si è pronunciata in merito al valore probatorio delle email prive di firma digitale acquisite dal datore di lavoro in relazione all'account aziendale del lavoratore.
Il messaggio di posta elettronica è riconducibile alla categoria dei documenti informatici.
Detti documenti informatici fanno piena prova – ai sensi dell’art. 2702 del cod. civ. - solo se sottoscritti con firma elettronica avanzata, qualificata o digitale. E’, invece, liberamente valutabile dal giudice, ai sensi dell'art. 20 D.Lgs 82/2005, l'idoneità di ogni diverso documento informatico (come l'e-mail tradizionale) a soddisfare il requisito della forma scritta, in relazione alle sue caratteristiche oggettive di qualità, sicurezza, integrità ed immodificabilità.
Appalto non genuino: un riepilogo degli indici rivelatori anche dal CDS
Consiglio di Stato, sentenza 12 marzo 2018 n. 1571

Con sentenza n. 1571 del 12 marzo 2018, il Consiglio di Stato, recependo gli orientamenti della Corte di Cassazione, riepiloga importanti aspetti concernenti gli indici rivelatori di un appalto non genuino.
Un affidamento formalmente qualificato come “appalto” non risulta genuino in presenza dei seguenti elementi:
a) la richiesta da parte del committente di un certo numero di ore di lavoro;
b) l’inserimento stabile del personale dell’appaltatore nel ciclo produttivo del committente;
c) l’identità dell’attività svolta dal personale dell’appaltatore rispetto a quella svolta dai dipendenti del committente;
d) la proprietà in capo al committente delle attrezzature necessarie per l’espletamento delle attività;
e) l’organizzazione da parte del committente dell’attività dei dipendenti dell’appaltatore.

Contribuzione ridotta per l’apprendista: anche senza applicazione del contratto collettivo
Corte di Cassazione, sentenza 15 marzo 2018 n. 6428

La Corte di Cassazione, con sentenza del 15 marzo 2018 n. 6428, ha confermato che il particolare regime contributivo contemplato per l’apprendistato non è subordinato alla condizione che il datore di lavoro osservi integralmente le disposizioni dettate da accordi e contratti collettivi nazionali, regionali, territoriali o aziendali (se sottoscritti) stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
Infatti, il vigente regime di deroga agli ordinari obblighi contributivi e l’applicazione di un’aliquota contributiva speciale e ridotta con riferimento all’apprendista in forza non si configura come un’ipotesi di agevolazione (cioè come una riduzione di un’aliquota altrimenti più onerosa), ma costituisce la regola stabilita in via generale dal legislatore per detta tipologia di contratto di lavoro.

Assicurazione contro le malattie professionali
Corte di Cassazione, ordinanza 5 marzo 2018 n. 5066

La Corte di Cassazione, con ordinanza 05 marzo 2018, n. 5066 si è pronunciata in merito alla sussistenza di un obbligo assicurativo contro le malattie professionali per tutte le malattie, anche se diverse da quelle tabellate.
Confermando un risalente e consolidato orientamento giurisprudenziale in materia, si precisa che rileva non soltanto il rischio specifico proprio della lavorazione, ma anche il c.d. rischio specifico improprio; ossia non strettamente insito nell’atto materiale della prestazione ma collegato con la prestazione stessa. E’ il caso delle attività prodromiche, di prevenzione, degli atti di locomozione interna, le pause fisiologiche, le attività sindacali.


Istanza di rimborso presentata ad un ufficio territorialmente incompetente
Corte di Cassazione, sentenza 6 marzo 2018 n. 5203

La Corte di Cassazione, con sentenza del 6 marzo 2018, ha confermato un consolidato principio concernente l’efficacia di una istanza di rimborso presentata ad un ufficio territorialmente incompetente.
In particolare, in tema di rimborso delle imposte sui redditi, la presentazione di un’istanza ad un organo diverso da quello territorialmente competente a provvedere costituisce atto idoneo non solo ad impedire la decadenza del contribuente dal diritto al rimborso, ma anche a determinare la formazione del silenzio-rifiuto impugnabile dinanzi al giudice tributario. Ciò in quanto l’ufficio non competente è tenuto a trasmettere l’istanza all’ufficio competente, in conformità delle regole di collaborazione tra organi della stessa Amministrazione, sia alla luce dell’esigenza di una sollecita definizione dei diritti delle parti.

Buste paga su supporto informatico e valore probatorio
Corte di Cassazione, ordinanza 14 marzo 2018 n. 6254

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 6254 del 14 marzo 2018, si è pronunciata in merito al valore probatorio di una busta paga presentata su supporto informatico.
La Corte precisa che il documento cartaceo prodotto su supporto magnetico costituisce piena prova dei fatti, se non ne viene disconosciuta la conformità. La busta paga presentata su supporto informativo, rientra infatti nel campo di applicazione dell’art. 2712 del codice civile secondo cui le riproduzioni fotografiche, informatiche formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime.