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Licenziamento per sopravvenuta inidoneità fisica: obblighi preventivi del datore di lavoro
Corte di Cassazione, sentenza n. 13649 del 21 maggio 2019
La
Corte di Cassazione, con sentenza del 21 maggio 2019, n. 13649, ha
confermato l’obbligo per il datore di lavoro di valutare gli
adattamenti organizzativi ragionevoli prima di procedere al
licenziamento di un dipendente per sopravvenuta inidoneità
fisica del lavoratore derivante da una situazione di handicap.
Nel caso di specie il dipendente illegittimamente licenziato era stato
dichiarato permanentemente inidoneo alle mansioni di autista e la
società gli aveva offerto il ruolo di addetto alle pulizie con
riduzione dell'orario di lavoro. Lo stesso si rifiutava ritenendo che
il datore di lavoro dovesse creare un’apposita postazione
lavorativa di ausilio al personale dell'officina aziendale.
Licenziamento collettivo e legittimazione ad agire per l’impugnazione
Corte di Cassazione, ordinanza n. 13871 del 22 maggio 2019
La
Corte di Cassazione, con ordinanza del 22 maggio 2019 n. 13871, si
è pronunciata in merito all’esistenza di un interesse ad
agire in una causa di impugnazione di licenziamento collettivo.
In merito è stato confermato il principio secondo cui
l’invalidità del licenziamento collettivo per violazione
dei criteri di scelta rientra nel novero
dell’annullabilità ex art. 1441 c.c., comma 1 e non in
quello della nullità. Ne consegue che l’azione per
l’annullamento può essere proposta non da chiunque vi
abbia interesse, ma soltanto da parte dei titolari dell’interesse
di diritto sostanziale.
Quindi nell’ipotesi di annullabilità del licenziamento per
violazione dei criteri di scelta, l’annullamento non può
essere domandato indistintamente da ciascuno dei lavoratori licenziati
ma soltanto da quelli in ordine ai quali la violazione abbia influito
sulla collocazione in mobilità del lavoratore.
Restituzione delle somme nelle sentenze di condanna
Corte di Cassazione, ordinanza n. 15755 del 12 giugno 2019
La
Corte di Cassazione, con ordinanza dell’12 giugno 2019 n. 15755,
si è pronunciata in merito alle modalità di restituzione
al datore di lavoro di somme di denaro in ipotesi di riforma parziale
di una sentenza.
In primo luogo viene precisato che il riconoscimento in via automatica
della rivalutazione monetaria sulle somme dovute nell’ambito del
rapporto di lavoro (art. 429 c.p.c., comma 3) è previsto
soltanto per il lavoratore subordinato o per il lavoratore autonomo che
rientra nella fattispecie regolata dall’art. 409 c.p.c., comma 1,
n. 3 (dunque per il lavoratore che non abbia organizzato la propria
attività avvalendosi di un’ autonoma struttura
imprenditoriale). Non è, invece, ravvisabile nei
rapporti di lavoro di natura coordinata.
Si chiarisce, inoltre, che il datore di lavoro ha diritto di ripetere
quanto il lavoratore ha effettivamente percepito e non può
pretendere la restituzione di importi al lordo di ritenute fiscali mai
entrate nella sfera patrimoniale del dipendente.
Non punibilità per omesse ritenute: chiarimenti
Corte di Cassazione, ordinanza n. 25537 del 10 giugno 2019
La
Corte di Cassazione, con ordinanza del 10 giugno 2019 n. 25537, ha
chiarito come opera la causa di non punibilità della
“particolare tenuità del fatto” (art. 131 -bis cod.
pen.) nel reato di omesso versamento delle ritenute assistenziali e
previdenziali operate sulle retribuzioni dei dipendenti.
La Corte precisa che il reato in esame si consuma non alle singole
scadenze di versamento (il giorno 16 del mese successivo), ma al
superamento della soglia di non punibilità di € 10.000,00.
Parimenti non è configurabile la reiterazione del reato per ogni
singolo omesso versamento nell'anno di riferimento.
La causa di non punibilità della “particolare
tenuità del fatto” potrà essere applicata solo se
gli importi omessi superano di poco l'ammontare di tale soglia, in
considerazione del fatto che il grado di offensività che integra
il reato è già stato valutato dal legislatore nella
determinazione della soglia di rilevanza penale.
Omissione contributiva e concordato preventivo
Corte di
Cassazione penale, sentenza n. 31327 del 17 luglio 2019
La
Corte di Cassazione, con sentenza del 17 luglio 2019 n. 31327, si
è pronunciata in merito all’operatività della causa
di non punibilità prevista dall’art, 2 comma 1-bis DL
463/83 secondo cui non è punibile in ipotesi di omesso
versamento delle ritenute il datore di lavoro che provvede al
versamento entro il termine di tre mesi dalla contestazione o dalla
notifica dell'avvenuto accertamento della violazione.
Detta causa di non punibilità, ad avviso della corte, opera anche
in ipotesi di concordato preventivo a cui la società
inadempiente viene nel frattempo ammessa.
Utilizzo di lavoratori irregolari e impatto sul reddito d’impresa
Corte di
Cassazione, sentenza n. 17518 del 28 giugno 2019
La
Corte di Cassazione, con sentenza n. 17518 del 28 giugno 2019, ha
confermato un principio relativo all’impatto che l’utilizzo
di lavoratori irregolari ha sul reddito d’impresa.
Detto utilizzo legittima l'ufficio impositore ad effettuare una
ricostruzione presuntiva del reddito d'impresa, determinando in modo
induttivo i maggiori ricavi corrispondenti ai costi del personale non
contabilizzati ed alla maggiore forza lavoro. In altri termini, al
fatto noto costituito dalla presenza di dipendenti non regolarmente
assunti e per i quali emerga - secondo le dichiarazioni rese dai
medesimi - la corresponsione di una retribuzione non contabilizzata,
consegue legittimamente la presunzione di una maggiore
redditività dell'impresa.
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