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Ammissione
al passivo e pagamento dei contributi a carico del lavoratore
Corte di Cassazione,
ordinanza n. 18333 del 3 settembre 2020
La
Corte di Cassazione, con ordinanza del 3 settembre 2020, n. 18333, si
è pronunciata in tema di ammissione al passivo delle
ritenute
previdenziali a carico del lavoratore e che il datore di lavoro avrebbe
dovuto operare.
L’art. 19 della legge n. 218 del 1952 prevede la
responsabilità del datore di lavoro nel pagamento della
quota di
contributi a carico del lavoratore.
Se il datore di lavoro non corrisponde tempestivamente detta quota
contributiva, la stessa rimane definitivamente a suo carico, con ogni
conseguenza sanzionatoria. Tale principio non trova deroghe in sede
fallimentare, per cui la quota in questione segue nell’ordine
dei
privilegi la natura retributiva che gli è propria.
Omessa
contribuzione e risarcimento del danno
Corte di Cassazione, sentenza n. 18661 dell’8 settembre
2020
La
Corte di Cassazione, con sentenza dell’8 settembre 2020, n.
18661, torna sul tema dei danni subiti dal lavoratore a causa della
omessa o irregolare contribuzione.
La pronuncia conferma la sussistenza della responsabilità
(con
conseguente diritto al risarcimento dei danni) del datore di lavoro
nelle ipotesi in esame, configurandosi una precisa
responsabilità del datore di lavoro, di tipo contrattuale,
derivante da una specifica obbligazione imposta dalla legge e
consistente nel pagamento della quota di contribuzione obbligatoria a
fini previdenziali.
Turno
notturno senza visita medica: regime sanzionatorio
Corte di Cassazione, sez. pen.,
sentenza n. 23611 del 7 agosto 2020
La
Corte di Cassazione, sez. pen., con sentenza del 7 agosto 2020 n. 23611
fornisce chiarimenti in merito alla sanzione applicabile in ipotesi di
adibizione al lavoro notturno di lavoratori senza avere effettuato i
prescritti accertamenti preventivi periodici volti a constatare
l’assenza in capo agli stessi di controindicazioni al lavoro
notturno.
In particolare, la sanzione prevista è unica e indipendente
dal
numero di lavoratori impiegati e non sottoposti a visita medica, ai
sensi dell’art. 14 D.Lgs. n. 66/2003.
Omesso
versamento di ritenute: aspetti probatori e responsabilità
in solido
Corte di Cassazione, sez. V,
sentenza n. 15357 del 20 luglio 2020
La
Corte di Cassazione, con sentenza del 20 luglio 2020 n. 15357, si
è pronunciata in merito all’onere della prova di
fatti
ritenuti pacifici e che quindi non devono essere oggetto di prova.
Tali sono non solo i fatti esplicitamente ammessi dall’altra
parte, ma anche quei fatti rispetto ai quali detta parte, pur senza
contestarli, abbia impostato la propria difesa su elementi ed argomenti
incompatibili con il loro disconoscimento.
Inoltre si precisa che, nel caso in cui il sostituto ometta di versare
le somme per le quali ha operato le ritenute d'acconto, il sostituito
non è tenuto in solido in sede di riscossione atteso che la
responsabilità solidale è espressamente
condizionata alla
circostanza che non siano state effettuate le ritenute.
Indebite
compensazioni: reati tributari
Cassazione - sez. pen., sentenza n. 23027 del 29 luglio 2020
La
Corte di Cassazione, con sentenza del 29 luglio 2020 n. 23027, ha
fornito chiarimenti sul momento in cui si consuma il delitto di
indebita compensazione (art. 10-quater del d.lgs. 74/2020).
Detto reato si consuma al momento della presentazione dell'ultimo
modello F24 relativo all'anno interessato, in cui si perfeziona la
condotta del contribuente e si realizza il mancato versamento, per
effetto della compensazione dei debiti verso l’Erario con
crediti
in realtà non spettanti.
A nulla rileva la mancata registrazione dell’operazione nel
cd.
cassetto fiscale, in quanto detto documento ha valenza ricognitiva del
rapporto obbligatorio inter partes, ma è privo di effetti
costitutivi o modificativi.
Termine
del servizio di portierato e preavviso dovuto
Cassazione, sentenza n. 15934 del 24 luglio 2020
La
Corte di Cassazione, con sentenza del 24 luglio 2020, n. 15934 si
è pronunciata in merito al preavviso dovuto in caso di
licenziamento per soppressione del servizio di portierato.
In tali ipotesi il preavviso da applicare è di 12 mesi,
anche
allorquando l’eliminazione del servizio non è
definitiva.
Va esclusa, pertanto, l’applicazione della normativa che
prevede
un’indennità di tre mensilità,
perché questa
è legata alla sola risoluzione del singolo rapporto.
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