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Minima riduzione dei ricavi: licenziamento legittimo
Corte di Cassazione, sentenza n. 19302 del 18 luglio 2019
La
Corte di cassazione con sentenza n. 19302 del 18 luglio 2019 si
è pronunciata in merito alla legittimità del
licenziamento intimato in presenza di una minima riduzione dei ricavi.
La Corte ribadisce il principio secondo cui anche le ragioni dirette ad
una migliore efficienza gestionale ovvero ad un incremento della
redditività dell’impresa, che determinino un effettivo
mutamento dell’assetto organizzativo attraverso la soppressione
di un posto di lavoro, possono legittimare il licenziamento individuale
per giustificato motivo oggettivo.
Mobbing e Straining: definizioni
Corte di Cassazione, ordinanza n. 15159 del 4 giugno 2019
La
Corte di Cassazione, con ordinanza del 4 giugno 2019 n. 15159, coglie
l’occasione per fornire una definizione di mobbing e straining.
È configurabile il mobbing lavorativo ove ricorra
l’elemento obiettivo, integrato da una pluralità
continuata di comportamenti dannosi interni al rapporto di lavoro e
quello soggettivo dell’intendimento persecutorio nei confronti
della vittima.
Lo straining, invece, appare come una forma attenuata di mobbing e si
perfezione con comportamenti stressogeni scientemente attuati nei
confronti di un dipendente, anche in assenza di pluralità di
azioni vessatorie o con azioni limitate nel numero, ma comunque con
effetti dannosi rispetto all’interessato.
Rimborso IRPEF: sempre possibile la restituzione
Corte di Cassazione, ordinanza n. 20744 del 1° agosto 2019
La
Corte di Cassazione, con ordinanza del 1° agosto 2019, n. 200744,
ha ribadito il principio consolidato secondo cui l’art. 10 comma
1, lettera d) bis, TUIR riconosce al contribuente esclusivamente la
facoltà di utilizzare, nella dichiarazione dei redditi, il
meccanismo della deduzione dell’onere dalla complessiva base
imponibile. Il mancato esercizio di tale facoltà non preclude il
ricorso all’ordinario strumento della procedura di rimborso,
mediante presentazione della relativa domanda nel termine previsto a
pena di decadenza.
Nel caso di specie il contribuente presentava all’A.d.E. istanza
di rimborso Irpef, fondata sulla decisione della Corte di appello che,
in riforma della sentenza di primo grado, aveva condannato il
contribuente alla restituzione delle somme indebitamente percepite. Su
tali somme erano state effettuate le ritenute Irpef. In particolare, il
contribuente recuperava l’imposta:
- in parte includendo la somma restituita fra gli oneri deducibili dall’imponibile dell’anno in corso
- e, per il residuo, ricevendo il diniego dall’Agenzia delle
Entrate, presentava istanza di rimborso, in quanto non recuperabile
attraverso il meccanismo degli oneri deducibili, dal momento che
eccedeva il reddito dichiarato per tale anno.
Accertamento sintetico: onere probatorio
Corte di Cassazione, ordinanza n. 20344 del 26 luglio 2019
La
Corte di Cassazione, nella sentenza n. 20344 del 26 luglio 2019,
conferma il principio secondo cui, in tema di accertamento sintetico:
- l'Amministrazione finanziaria deve dimostrare, mediante elementi
certi, la divergenza tra reddito dichiarato e reddito determinato in
via presuntiva, anche a mezzo di presunzioni gravi, precise e
concordanti
- e il contribuente deve fornire la prova contraria, ossia dimostrare
l'esistenza e l'entità di una pregressa e legittima
disponibilità finanziaria, oltre alla durata del possesso della
stessa.
In particolare, l'art. 38 del d.P.R. n. 600/1973 esige qualcosa in
più della mera prova della disponibilità di ulteriori
redditi - esenti ovvero soggetti a ritenuta alla fonte - e, pur non
prevedendo esplicitamente la prova che detti ulteriori redditi siano
stati utilizzati per coprire le spese contestate, chiede tuttavia
espressamente una prova documentale su circostanze sintomatiche del
fatto che ciò sia accaduto o sia potuto accadere.
Omissione contributiva e sanzioni civili: nesso funzionale
Corte di
Cassazione penale, sentenza n. 20413 del 29 luglio 2019
La
Corte di Cassazione, con sentenza n. 20413 del 29 luglio 2019, ha
affermato che, in presenza di un contratto di appalto, in caso di
omissioni contributive, l’INPS può chiedere sia il
pagamento dei contributi omessi che delle sanzioni civili correlate.
Le somme aggiuntive appartengono, infatti, alla categoria delle
sanzioni civili, vengono applicate automaticamente in caso di mancato o
ritardato pagamento di contributi o premi assicurativi e consistono in
una somma ex lege predeterminata il cui relativo credito sorge
automaticamente alla scadenza del termine legale per il pagamento del
debito contributivo, in relazione al periodo di contribuzione.
Prestazioni previdenziali e assistenziali: irrilevanti i vizi di forma
Corte di
Cassazione, sentenza n. 19724 del 22 luglio 2019
La
Corte di Cassazione, con ordinanza del 22 luglio 2019 n. 19724,
ribadisce un principio in tema di prestazioni previdenziali e
assistenziali secondo cui al fine di integrare il requisito della
previa presentazione della domanda non è necessaria la
formalistica compilazione dei moduli predisposti dall’INPS o
l’uso di formule sacramentali, essendo sufficiente che la domanda
consenta di individuare la prestazione richiesta affinché la
procedura anche amministrativa si svolga regolarmente.
Nel caso di specie, veniva richiesta l’indennità di
accompagnamento senza indicare nella domanda
l’impossibilità dell’istante di deambulare
autonomamente e di svolgere, senza un aiuto continuativo, gli atti
quotidiani della vita.
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